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Teatro Persiani

  • recanaticiak
  • 6 nov 2015
  • Tempo di lettura: 1 min

La realizzazione del Teatro Persiani di Recanati fu promossa dal gonfaloniere Monaldo Leopardi (padre di Giacomo), detto “il Goldoni delle Marche”, con il manifesto-programma dell’8 febbraio 1823 e firmata dall’architetto Tommaso Brandoni. In questo manifesto-programma furono descritti non solo i locali componenti il teatro, ma anche la disposizione degli ordini e dei relativi palchetti. La vendita dei palchetti avrebbe dovuto finanziare la costruzione del teatro. I lavori di costruzione iniziarono con molto ritardo, a causa delle diatribe intercorse per la scelta del sito su cui erigere lo stabile, come testimoniano la corrispondenza epistolare tra il Conte Monaldo e suo figlio Giacomo.

Nella votazione per la scelta del luogo, non fu dunque accolta la proposta di Monaldo, che aveva suggerito la zona di Monte Morello, ma prevalse l’opzione di una zona più centrale. Il conte, infatti, fu appoggiato solo da tre dei sessantanove partecipanti.

Quando il 7 gennaio 1840 il Teatro Nuovo fu aperto al pubblico la cittadinanza riconobbe infine a Monaldo il merito di essere stato “Primo motore de le patrie scene”. La sala disegnata dal Bandoni prevedeva la curva a ferro di cavallo e quattro ordini di palchi, come preventivato nel manifesto-programma.

Il boccascena è architravato, sorretto da binati di paraste decorate culminanti in coppie di mensoloni a modiglione. L’apparato decorativo venne dipinto dai sangiorgiesi Saverio ed Eusebio Basili; il plafone, raccordato con lunette dipinte.

Con il XX secolo il Teatro Persiani fu utilizzato per spettacoli teatrali, lirici, concerti, cabaret, e dagli anni ‘30 anche come cinema.

E’ doveroso ricordare la serie di concerti che il grande tenore recanatese Beniamino Gigli eseguì al Teatro Persiani.

 
 
 

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